Su “El Pais” (2015) il neurologo Manes ha descritto l’effetto che la musica ha sul sistema nervoso. La musica permette il rilascio di dopamina nel cervello (così come fa il buon cibo e il sesso, ad esempio) e attiverebbe un circuito sottocorticale nel sistema limbico, per la gestione delle risposte fisiologiche agli stati emotivi.
Salimpoor e colleghi dell’Istituto Neurologico del Montreal (McGill University, 2013) hanno evidenziato anche il coinvolgimento del nucleo accumbens, implicato nei meccanismi di ricompensa. La sua attivazione sarebbe implicata nelle aspettative legate ad uno stimolo desiderabile, dunque in fase anticipatoria (aspettative che possono benissimo legarsi ad un brano che desideriamo tanto ascoltare).
Zatorre, uno dei fondatori del laboratorio di ricerca “Brain Music and Sound” ha studiato i meccanismi neuronali legati alla percezione musicale (2003). Un suono percepito viene trasmesso al tronco cerebrale e da qui alla corteccia uditiva primaria: l’impulso viaggia in reti cerebrali importanti per l’immagazzinamento. Una risposta cerebrale ad un suono resta condizionata da altri suoni ascoltati in precedenza. Nella corteccia cerebrale ci sono circuiti che costruiscono schemi che rappresentano delle regolarità scaturite dalle nostre esperienze musicali: possiamo costruire aspettative su questi schemi, proprio come fanno, tanto per dire, i ballerini, che possono anticipare i propri sbagli sull’analisi della melodia sulla quale devono danzare.
Menon e colleghi, Scuola di Medicina della Stanford University (2013), hanno dimostrato che l’ascolto della musica classica evoca un unico schema di attivazione delle aree del cervell in varie strutture della corteccia fronto-parietale, comprese quelle coinvolte nella pianificazione del movimento, della memoria e dell’attenzione.
La musica può essere utilizzata per migliorare o recuperare le funzioni cognitive, emozionali e sociali. La musicoterapia è utile, ad esempio, nei pazienti affetti da disturbi motori o nei bambini con disturbi dello spettro autistico, per il recupero di facoltà linguistiche e motorie, visto che favorisce la neuroplasticità, compensando i deficit delle regioni cerebrali danneggiate.

Dott.ssa Valentina Massaroni
Immagine di copertina: Photo by Malte Wingen on Unsplash
Articoli di riferimento:
– https://elpais.com/elpais/2015/08/31/ciencia/1441020979_017115.html
– https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/23754373
– https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14681113
– https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/14681113